Fumetto
Gian Marco Marconi

Gian Marco Marconi

Nasco nel 1988 come un istintivo vignettista satirico e umoristico, cosa che ha contribuito a fornirmi uno stile semplice e diretto, per questo motivo Zetaotto non lo considero un fumetto, è piuttosto un’avventura emotiva che si serve di immagini elementari.
Penso che la realtà sia molto più entusiasmante di qualsiasi opera fantasy mai creata, soprattutto perché ha la scienza come voce narrante. Basta descrivere la realtà scientifica dell’universo, spingerla un po’ più in là con le teorie e non c’è bisogno di inventare nulla di nuovo.
Per questo motivo, ogni corpo celeste, ogni pianeta, ogni stella e ogni entità astronomica presente nel fumetto esiste nella realtà; un motivo in più per rendere più verosimile un racconto fantascientifico come questo.

Sì, magari dei personaggi come i nostri astronauti, nascono per rappresentare le sensazioni più cupe: la paura, l’ansia, la malinconia… è sufficiente però farli viaggiare insieme, immergerli nel cosmo più profondo, per trasformare queste sensazioni in qualcosa da cui non ti separeresti mai più.
Il capitolo “Exodus 20”, titolo di pura ispirazione biblica, lascia poco spazio ai preamboli, non ci spiega come si è arrivati a determinate scoperte, cosa stessero facendo i protagonisti prima della missione, come si sono conosciuti.
L’obiettivo è portare ogni lettore ad intraprendere un lunghissimo viaggio, senza voltarsi indietro, verso la destinazione che tutti aspettiamo da sempre, ma anche un viaggio dentro noi stessi, per scoprire i nostri orizzonti, ma anche per conoscerne i limiti.
Carl Sagan diceva: “L’immaginazione ci porta in luoghi dove non siamo mai stati”, è bello ricordare che questi luoghi, lassù, esistono veramente.